Breve storia parrocchia della Barona (Via Zumbini)

MILANOBARONA

MMXVI-MMXXIV

La “Chiesa” della Barona.

Non si riproporrà in questa sede la storia di questa Basilica romana (SS. Nazaro e Celso di Via Zumbini, Barona), i cui contenuti sono ampiamente disponibili in rete su diversi siti (di cui uno menzionato alla fine dell’articolo).

Un breve riepilogo narra che le cronache del XIV secolo già citavano la presenza di una chiesina dove oggi sorge questa chiesa (era opinione dello storico e Deputato del Parlamento dell’Unità d’Italia Cesare Cantu’ che tale chiesetta poteva  risalire ai primi albori del cristianesimo).

La chiesa, unita alla non lontana Cascina Barona,  appartenette ai monaci benedettini del Monastero di S. Celso.
Venne interamente ricostruita per ben due volte. La prima a fine ‘1500 (per aumentarne la capienza dei fedeli) e successivamente  dopo il 1700 (sembra intorno al 1845) su istanza dei fedeli che dai vari borghi che costellavano questa terra chiedevano che le Messe Domenicali venissero celebrate in un luogo di culto sufficientemente capiente e solido (e pare anche bonificato da pregresse epidemie di peste) e forse per effetto di leggi napoleoniche che proibivano che un cimitero confinasse con un luogo di culto.

Interessanti alcuni adeddoti avvenuti in questo antico sito religioso a cavallo dei secoli 1600 e 1700.
A causa della peste che tra il 1630 e 1700 ne decimava la popolazione, in epoca antecedente alla sua seconda ricostruzione, un non meglio decreto editto dal Tribunale della Sanità impose la copertura a calce degli affreschi presenti al suo interno. La copertura risparmio’ l’abside dietro l’altare della Madonna.
La ricostruzione del 1800 avvenne salvaguardando proprio questo dettaglio, l’unico sopravvissuto alla ricostruzione integrale della chiesa.

Intorno ad essa, sino alla ricostruzione, un cimitero confinava con la vecchia chiesetta. In tale occasione venne successivamente trasferito (anche in conseguenza di una legge napoleonica), non più a ridosso della chiesa ma un centinaio di metri più lontano, nella convergenza delle attuali vie Schievano, Malaga, Ettore Ponti, Franco Tosi e Italo Svevo).
Il cimitero venne rimosso poco prima del secondo conflitto mondiale (1939 circa).
Praticamente l’attuale Piazza Bilbao sorge dove  80 anni or sono erano sepolti i corpi degli abitanti e dei fedeli della Barona e dintorni (dopo tale data le sepolture avvenivano nel Cimitero Maggiore di Musocco.

Un aneddoto di cui non si trova ormai quasi più traccia nei web dedicati a questo quartiere (in passato, parzialmente fruibile negli anni ’80 presso la Biblioteca Civica di Via S. Paolino 18 Milano, dove era possibile prendere visione ed in prestito un piccolo libro dedicato alla storia del quartiere Barona e della periferia sud di Milano) riguarda un fantomatico soggiorno (antecedente al periodo della ricostruzione della chiesa, forse a cavallo tra il 1600 e il 1700) di una Nobile Inglese (una baronessa), di cui alcuni autori farebbero risalire il nome dell’ex borgo, chiamato, appunto, Barona (parte dei “Corpi Santi” della Porta Ticinese). Questa presunta nobile inglese (non vi furono mai conferme dalle autorità religiose a causa, secondo questo aneddoto, d’una condotta non proprio “pudica” della medesima anche nel periodo del suo soggiorno “baronese”) prese in affitto in alcuni locali (presumibilmente cascinali) a ridosso della ex chiesetta e vi rimase per il periodo necessario ad “estinguere” gli scandali di cui fu protagonista nella sua Terra Patria…
Sembra che questo esilio di una nobile inglese fosse la conseguenza di uno scandalo matrimoniale che la costrinse ad autoesiliarsi in luoghi lontani.

 

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Parrocchia della Barona negli anni ‘1960 -‘2000

Chiesa parrocchiale di periferia, con un numero di fedeli e di popolazione annessa al suo territorio ecclesiastico limitato sino aagli anni ’50 e ’60 del 1900, vide un incremento della popolazione (religiosa e non) residente nel proprio territorio di competenza per effetto dell’espansione urbanistica del quartiere, soprattutto nelle Vie Ettore Ponti, Binda e Zumbini, Via Simone Martini, Via Ferrero, etc…

Nello stesso periodo un nuovo Sacerdote (Don Ezio, ovvero Orsini Ezio) fece l’ingresso in tale parrocchia.
Egli si distinse per un approccio non solo religioso ma anche per una spiccata sensibilità e interesse per i problemi famigliari e sociali di un quartiere e di un’epoca dove l’istituzione della famiglia incominciava a risentire di spinte sociali e culturali che andavano a ridimensionare questa istituzione.
Verso la metà degli anni ’70, dopo l’apertura di un complesso IACP (Lope De Vega/Famagosta, che da subito divenne luogo di problemi sociali, di degrado, di abbandono e di assenza di servizi e integrazione con il resto del quartiere e della città, e la cui immigrazione era particolarmente dura e di difficile integrazione), tale Sacerdote divenne un vero “Sacerdote di frontiera”.

Gli anni ’70 erano periodi di riforme amministrative sia a livello nazionale che metropolitano, dove vennero istituiti i Consigli di Zona e la nascita dei primi Centri Civici sociali di ascolto (pur nella limitazione, a volte anche culturale e operativa che contraddistingueva questi primi tentativi di prendersi carico dei problemi derivati dalle prime forme di discriminazione sociale che a cavallo degli anni ’70 e ’80 le prime forme di liberismo economico cercavano di imporre), da parte delle istituzioni cittadine, luoghi dove gestire  problemi socio culturali, che nelle periferie, inclusa la Barona, stavano assumendo una impronta sempre più condizionante nell’assetto del quartiere.

Nei decenni successivi, dagli anni ’80 sino al periodo attuale, gli sforzi di un solo Sacerdote e di alcuni volontari, non furono sufficienti a prevenire una svolta, purtroppo disagiata e degradata di alcuni settori del quartiere medesimo ed anche per quello che riguarda la storia di questa parrocchia, del plesso di Lope De Vega/Famagosta.

Negli anni ’90, purtroppo, vari amministratori locali delle varie giunte comunali che si succedettero, sin dagli ultimi anni delle amministrazioni PSI, ma in modo ancor più evidente e scandaloso, in quelle successive dei vari “centro destra” succedutesi per quasi un ventennio, “annusarono” nel disagio sociale, nella droga, nei crimini ad essa conessi e nelle sempre più crescenti disoccupazione (sia giovanile che matura), nelle difficoltà di integrazione sociale e lavorativa dei “portatori di handicap” un business che prese una piega decisamente molto poco edificante, tramite  la nascita di svariate “cooperative di solidarietà” che sovente, l’unica solidarietà che esse facevano era unicamente a loro stesse ed ai loro soci onorari, fondatori e coordinativi.

Non essendo possibile citare nomi di  cooperative e di vari personaggi di dubbia serietà gravitanti intorno (ahinoi) a tale Parrocchia (il fenomeno non era limitato alla “Barona” ma trovava una diffusione endemica un po’ in tutti quei riferimenti parrocchiali territoriali dove la Curia e gli amministrarori locali si alleavano per incrementare movimenti di denaro pubblico, cioè borse lavoro, che molto raramente si concretizzavano in posti di lavoro e sviluppo sociale dei beneficiari e sovente si creavano connivenze con assessori e consiglieri comunali, provinciali e regionali…).

Come accennato, il degrado del plesso Lope De Vega, vide negli anni ’90, l’apice… e quelli che un tempo erano Sacerdoti di frontiera, vennero sostituti da pseudomanager del “sociale”, più propensi a gestire fondi comunali e regionali che al risolvere problemi famigliari, sociali ed esistenziali.

La Parrocchia San Nazaro e Celsio, come per altre similari, aderi’ alle realizzazioni dei primi centri di accoglienza per stranieri.
I flussi che vi pervenivano, erano, indipendentemente da tutto, quelli che siamo abituati a conoscere, ormai, da oltre 20 anni.
Soggetti extracomunitari scappati dai paesi di origine per motivi giudiziari e detentivi (questo era lo scenario degli anni ’90 e parte dei ‘2000) che trovavano vitto, alloggio e sussidi scavalcando cittadini italiani in pari se non peggiori difficoltà.
Sovente, questi “ospiti” erano facili al delinquere, allo spaccio, al crimine e chi sbagliava e reiterava gli errori, sovente restava impunito e “proseguiva” il suo cammino di “integrazione” (a spese comunali).

Malgrado le crociate anti immigrazione e falso filo nazionaliste di cui Lega Nord e Forza Italia (negli anni di amministrazione 1993-2011 e successivamente anche la giunta Pisapia) si fecero paladine, i servizi sociali del Comune di Milano erano ciecamente generosi quando si trattava di erogare “a pioggia” fondi per l’accoglienza straniera, mentre per lenire i disagi degli anziani e dei soggetti che si trovavano in oggettive difficoltà di ingresso e permanenza nel mercato del lavoro, le porte delle “istituzioni milanesi” si chiudevano con maggiore frequenza e spesso in modo irreversibile.

… il resto lo conosciamo più o meno tutti e nemmeno la Barona e varie istituzioni religiose locali, degli anni ’90, si sottrassero a logiche di falso perbenismo  sociale che sottendevano un disegno abbastanza perverso che vide, tra gli anni ’90 e ‘2000 un esodo biblico di residenti nativi, anche da più generazioni, fuggire dal quartiere e da Milano per cedere la “staffetta” agli ultimi arrivati.

Inutile approfondire, sono cose attualissime e note … addolora evidenziare che gli ultimi 25 anni  il duro lavoro di alcuni Sacerdoti della Parrocchia di San Nazario e Celso, svolto negli anni ’70, venne rapidamente calpestato per business personali da loschi individui (soprattutto negli anni ’90).

Sembrano contestazioni ideologico e politiche …. ma se oggi, Milano e le periferie sono svuotate da milanesi nativi e non…. anche in conseguenza di tali logiche perverse, dove si  offrirono/offrono risorse, denaro e mezzi comunali per coloro che alla fine divennero, in perfetto “dumping sociale”, i predatori della Milano da insediare in sostituzione di coloro che vi erano fuggiti per l’inospitalità di una metropoli dal liberticismo berlusconista, che oggi annovera, principalmente, non residenti e neo residenti provenienti da nazioni extracomunitarie (da decenni il mercato del lavoro italiano e soprattutto lombardo non gradisce manopodera fisica e intellettuale italiana o locale per orientarsi su extracomunitari o italiani beneficiari di raccomandazioni politiche).

Indubbiamente, e in certi casi, situazioni degne di essere oggetto dell’autorità giudiziaria se non dell’Antimafia…

(come sono cambiati i tempi… anche in Barona….).

http://www.parrocchiabarona.it/barona/cascine/cascine.htm

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Mai dire social network. La potente mafia privata del falso divulgatore scientifico e astronomo abusivo Pietro Planezio (Yahoo Answers il suo trampolino di lancio)

Breve storia parrocchia della Barona (Via Zumbini)ultima modifica: 2016-09-12T17:40:37+02:00da ambrogiobinda
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